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Ortofrutta sfusa e confezionata, chi soffre di meno?

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Dai dati Monitor Ortofrutta di Agroter sull’andamento a volume e valore dell’ortofrutta sfusa e confezionata: una chiave di lettura per costruire valore con le confezioni

Da economista liberista tendo a credere nella legge del mercato semplice e rigorosa, secondo cui il prezzo lo fa l’incontro tra l’offerta e la domanda e in particolare la disponibilità da parte di chi compra a riconoscere economicamente la cifra di chi vende e vuole privarsi del bene. Ogni settore sappiamo che è a sé stante, ci sono asimmetrie diverse tra domanda e offerta in relazione al peso contrattuale reciproco. In alcuni casi, per prodotti fortemente differenziati, pensiamo al mercato del lusso, i desideri di consumo di prodotti esclusivi in cui l’offerta è inferiore alla domanda innalza il prezzo unitario. Altri settori al contrario, nei quali la domanda è meno forte dell’offerta, la rincorsa al prezzo scende, specie se parliamo di commodity, senza componenti di servizio o prodotti deperibili per i quali il fattore tempo è un grande nemico, e noi lo sappiamo bene.

Poi è innegabile che, purtroppo, nelle difficoltà qualcuno speculi. Sappiamo altrettanto bene che gli andamenti del prezzo al consumo dei combustibili è molto elastico al crescere del costo al barile del brent, non altrettanto al suo scendere. È a causa della necessità o della preferenza di consumo. In ogni caso, specie nell’analisi dell’andamento dei prezzi di segmenti diversi di mercato, si possono comprendere le modalità in cui prevale la convenienza all’acquisto o la capacità di creare valore alla vendita.

Sapete che noi guardiamo il settore ortofrutticolo dall’oblò della costruzione del valore alla produzione e ragioniamo attraverso l’incremento di servizio delle confezioni per la valorizzazione del prodotto attraverso le politiche di marca. In questo senso è utile riprendere quanto pubblicato nelle consuete analisi sulla quota di vendita dell’ortofrutta a peso imposto (la migliore approssimazione disponibile per il confezionato) del Monitor Ortofrutta di Agroter per ipermercati e supermercati. Nell’orizzonte considerato, dal 2016 al 2023 ci sono state innumerevoli vicissitudini, Covid in testa, che hanno impattato su abitudini e consumi, anche in ortofrutta. Dal 2016 la quota a volume dell’ortofrutta confezionata è cresciuta di ben 22 punti, a valore arriva al 28%, ma il dato che maggiormente deve fare riflettere è il più 45% della crescita euro/kg dell’ortofrutta confezionata rispetto al 29% dell’ortofrutta peso variabile o sfusa che dir si voglia, e qui non si può invocare un’inflazione differenziata e neanche l’obbligo di consumo di alcuni prodotti rispetto ad altri.

È vero, i consumi flettono, ma flettono in generale. Nello specifico il consumo di confezionato, pur avendo prezzi unitari maggiori, flette di meno dello sfuso, pertanto la crescita inflattiva è solo una parte del problema. Non solo, se il prodotto confezionato riesce a farsi riconoscere incrementi di prezzi unitari superiori alla media, per tornare alla teoria economica liberista, significa che chi compra gli riconosce il servizio che vale. In tutto questo le confezioni svolgono un enorme servizio, tra tutte di protezione e di identità.

Non credo debba sempre vincere la paura di un prezzo di vendita troppo alto, credo che sia più rischioso non soddisfare promessa e servizio.

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