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Misurare per decidere orienterà il domani?

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In un contesto economico piatto e più complesso l’occhio deve andare sempre più verso l’orizzonte per capire le future logiche di scelta. La richiesta di conoscenza dei dati di impatto cresce, così come le fonti coerenti per rispondere a questa domanda. Può essere di ispirazione per il settore del packaging?

Seguire quelli bravi! Da tempo mi sono dato questa regola cercando di applicarla con la maggiore frequenza possibile, anche se apparentemente poco c’entra con quello che faccio abitualmente, anzi a volte per niente. È così che a volte mi appassiono a temi che con il cartone ondulato non hanno apparente connessione diretta, che mi lobotomizzo a fasi, fagocitando tutti i contenuti possibili di chi mi ha ispirato, o che lascio che l’ascolto scorra per indole e passione. È una fatica ripagante, che tiene accese le spie, per poi esplodere quando appaiono le connessioni. È così che accade quando suggestioni e numeri si incontrano.

Istat ha pubblicato da pochi giorni i dati flash a gennaio 2024 della produzione industriale. Lo riporta Alberto Orioli – uno di quelli bravi, nonché vice direttore del Sole 24 ore – nel suo prezioso podcast quotidiano.  L’output dell’industria ora arretra infatti dell’1,2% su base mensile, del 3,4% nel confronto annuo. Frenata corale che Istat registra in 13 settori su 16: l’unico comparto manifatturiero in senso stretto a “salvarsi” è quello alimentare, in progresso però soltanto dello 0,6%. Preoccupa il -12% dei beni durevoli su base annua, che conferma la sofferenza della domanda, così come il -4,9% dei beni strumentali, indice diretto della – scarsa – propensione agli investimenti delle aziende, dato terribile in prospettiva. Qui trovate l’intero report.

Lo sappiamo bene, lo stato di salute della produzione è fortemente legato alla brillantezza o meno dei consumi interni, consumi che a volume, più che a valore, vista la droga inflattiva, sono da tempo in territorio negativo. Dopo il pericoloso giro sulle montagne russe degli ultimi tre anni, l’economia italiana sta di nuovo scivolando verso i modesti ritmi di crescita da zero virgola nel complesso, con prodotti che vedranno il progressivo calo dei consumi e altri che cresceranno. In quale quadrante è la nostra offerta e come fare per metterla in quello in crescita? Per farlo occorre annusare i trend e fidarsi di quelli bravi, appunto. Francesco Oggiano, autore, scrittore o semplicemente “maniaco di belle storie”, come lui stesso si definisce, insieme a Paolo Iabichino, pubblicitario, scrittore, alfiere della pubblicità rinnovata e consapevole, oltre che fondatore con Ipsos Italia dell’Osservatorio Civic Brands, sono i motori di “Altrochè”, podcast realizzato con Altroconsumo in collaborazione con Chora Media. Francesco è autore, con Francesca Botteghi, e voce del podcast, mentre Paolo è il direttore strategico e creativo del progetto.

Il trailer del podcast fa più o meno così: “Il primo atto di cambiamento è decidere di misurare. In questa serie partiremo dai dati per scoprire di più sui consumi per capire come possiamo comprare scegliere e vivere meglio rispettando l’ambiente e le altre persone. Contestualizzare i dati è utile per capire se e come cambiare qualche pezzetto della nostra quotidianità o magari per non cambiare niente perché va bene così in ogni caso aiuta a vivere più informati su noi stessi e su ciò che ci circonda” e, aggiungo io, ad avere consumi più consapevole e valoriali. La prima puntata, “Altrovestire”, tratta il tema del fast fashion, la moda pronta super economica con impatti ambientali devastanti, nel confronto con la moda durevole e sostenibile. Seguiranno altre puntate su tanti altri temi, anche sul cibo. Io mi sono messo in coda per l’ortofrutta nel frattempo.

In ogni caso credo che questo progetto, certificato da chi ci vede lungo, sia la conferma dell’emersione di una sensibilità crescente su questi temi. Misurare per decidere sarà alla base delle scelte di consumo consapevole di domani. Chi sarà in grado di fornire informazioni corrette otterrà consumi coerenti, anche economicamente.

Vale per gli imballaggi e le confezioni? Sì: abbiamo definito per questo le regole di categoria ambientale per gli imballaggi in cartone ondulato secondo il marchio Made Green in Italy del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, così come stiamo sviluppando un LCA di filiera partendo dal packaging come elemento di salvaguardia dagli sprechi in ortofrutta per la EU Platform on Food Losses and Food Waste. Lo stesso vale anche per la valorizzazione, tutela e protezione della produzione ortofrutticola italiana? Personalmente, non ho dubbi.

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