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Export di piccoli frutti italiani nel 2022: volumi record ma prezzi in flessione

Mirtilli, more e lamponi

L’export di piccoli frutti italiani ha raggiunto livelli eccezionali durante la campagna 2022, con volumi senza precedenti, ma i prezzi medi hanno subito una flessione significativa.

Bacche, more, lamponi, ribes e mirtilli sempre più riconosciuti e apprezzati come super frutti continuano la loro cavalcata verso i carrelli dei consumatori. Sia i numeri delle esportazioni che quelli delle importazioni sono in crescita con volumi da record che superano le campagne degli ultimi cinque anni.

Volumi record sì, ma valore in calo: durante la campagna del 2022, l’export di piccoli frutti italiani ha registrato un aumento significativo rispetto agli anni precedenti, con volumi spediti ai massimi degli ultimi cinque anni. Tuttavia, nonostante questi dati positivi, il valore dell’export ha subito una leggera contrazione del 3% rispetto all’anno precedente, pur restando tra i più alti dal 2018 e superando i 34 milioni di euro.

Tra tutte le bacche prelibate, i mirtilli sono saldamente in testa e restano i preferiti. Infatti tra le diverse varietà di piccoli frutti, i mirtilli si confermano la specie maggiormente esportata, rappresentando circa il 56% del totale con oltre 2.800 tonnellate spediti nel 2022. Anche i lamponi hanno visto un notevole aumento, del 39% rispetto all’anno precedente, raggiungendo oltre 1.100 tonnellate, rappresentando il 22% del totale.

Le more hanno invece registrato un calo del 15% rispetto al 2021, rappresentando il 13% del totale. Le altre bacche hanno invece registrato un aumento del 14% rispetto all’anno precedente. Gli export di ribes rappresentano solo il 2% del totale, ma nel 2022 hanno registrato una leggera crescita rispetto all’annata precedente.

Quali sono le destinazioni dei piccoli frutti della Penisola? Nel corso del 2022, il 73% dell’export è stato indirizzato verso il mercato comunitario, mentre il restante 27% è stato inviato verso paesi extra UE (Svizzera e Grand Bretagna). L’Austria è stata la destinazione principale, rappresentando l’18% del totale con un aumento del 9% rispetto all’anno precedente. Seguono la Germania al 10% e la Francia al 6%, sebbene quest’ultima abbia registrato una diminuzione dell’8% rispetto al 2021.

Le spedizioni più significative di piccoli frutti verso i mercati esteri si sono verificate durante il bimestre giugno-luglio, rappresentando il 50% del totale movimentato nel 2022. In particolare, le spedizioni di giugno sono aumentate del 23% rispetto al 2021, raggiungendo quasi 1.600 tonnellate, mentre luglio ha visto un calo del 33%.

Prezzi in fluttuazione: il prezzo medio dei piccoli frutti è rimasto stabile durante la prima parte dell’anno, raggiungendo il suo picco di 9,55 €/Kg a gennaio, uno dei più alti degli ultimi cinque anni. Tuttavia, da quel momento è iniziata una costante diminuzione, arrivando a toccare 3,94 €/Kg a agosto, il valore più basso dal 2018.

La bilancia commerciale vede dall’altra parte una forte richiesta, con importazioni di piccoli frutti in forte aumento. Nel 2022 le importazioni hanno raggiunto il loro picco dal 2018, con oltre 25.000 tonnellate importate, confermando una crescita costante e con un valore totale delle importazioni di oltre 130 milioni di euro, in aumento dell’8% rispetto all’anno precedente.

Spagna in testa alle importazioni: la Spagna è stata la principale fonte di importazioni di piccoli frutti in Italia, rappresentando il 40% del totale e in crescita del 5% rispetto alla passata stagione. Import che a volume super le 9.900 tonnellate. Tralasciando le importazioni triangolari di Paesi Bassi e Germania, vediamo in crescita il prodotto di origine polacca e quello francese, rispettivamente del 40% e del 25%.

Nonostante la crescita nell’export e nelle importazioni, il saldo commerciale italiano rimane negativo nel 2022, con un disavanzo di 20.000 tonnellate e un valore di oltre 95 milioni di euro. Tuttavia, il prezzo medio dell’export rimane superiore a quello delle importazioni, con un differenziale medio di 1,61 €/kg, segnale della qualità che distingue il prodotto italiano.

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