vai al contenuto principale

“Breaking boxes”, ovvero come l’innovazione può nascere dalle piccole cose

Da un simpaticissimo packaging per le noci una riflessione sul valore delle confezioni in ortofrutta. Perché “Non sempre l’innovazione deve essere una rivoluzione”, scrive una massima esperta del settore

Prima una doverosa premessa: occupandoci del settore, non ce ne vorrete se siamo di parte. Però diciamoci la verità, quanto sono belli certi packaging per l’ortofrutta? Personalmente sono sempre affascinata dalla confezione, in generale e anche nello specifico caso dei prodotti alimentari, e spesso l’impulso all’acquisto in me è stimolato dalla vista di un packaging attrattivo e originale. Tanto più se parliamo di frutta e verdura, che spesso sui banchi soffrono di mancanza di personalizzazione e di distintività.

L’occasione per l’approfondimento di questa settimana nasce da un post visto qualche giorno fa su Linkedin: la foto in realtà gira sul web già da un po’, ma è il commento di Valerìe Hoff, esperta di marketing e comunicazione nel settore del food e dell’ortofrutta, che stimola una riflessione. “Chi riesce a resistere all’acquisto? Non sempre l’innovazione deve essere una rivoluzione” scrive postando la foto di una bag di noci a forma di scoiattolo con le guance piene di frutta. Idea semplicissima: una retina tradizionale e una banda di cartone con manico. Risultato dal punto di vista del marketing e della comunicazione: straordinario.

E qui torniamo a un tema più volte dibattuto: può il packaging essere uno strumento per creare valore? Da tempo in ortofrutta si ragiona su come migliorare la propria offerta, come valorizzarla e come costruire valore da redistribuire. In tutto ciò che ruolo può avere la confezione?

Se tutti i consumatori fossero come la sottoscritta, un ruolo decisamente importante si potrebbe dire. Poi ok, lo sappiamo, oggi quando si parla di packaging l’opinione comune è popolata anche da scarsi conoscitori della materia. Il packaging inquina, dicono i detrattori che vorrebbero solo lo sfuso. E invece lo spreco che deriva dalla mancanza di protezione del prodotto? Non è forse altrettanto impattante, se non peggiore se consideriamo anche l’aspetto economico e sociale?

Senza addentrarci in questioni annose, limitiamoci al dato di fatto. Il ruolo del packaging in ortofrutta è cresciuto in modo significativo negli ultimi anni, con un vero e proprio boom in seguito alla pandemia. Prendiamo come esempio un top retailer come Coop Italia: oggi la sua quota di confezionato in ortofrutta è del 60%, contro il 40% dello sfuso. “In dieci anni abbiamo assistito a un progressivo spostamento di un punto all’anno da sfuso a confezionato – ha dichiarato il responsabile freschissimi di Coop Claudio Mazzini in un recente convegno a Ecomondo -. Partivamo da un 40% di confezionato che aumentava di un punto percentuale ogni anno, poi è arrivato il Covid che ha fatto balzare la quota di 12 punti in un solo anno. Oggi questa tendenza si è consolidata, questo perché il prodotto confezionato porta con sé una serie di vantaggi”.

Tralasciando aspetti fondamentali come l’igiene, la protezione, la shelf life e la prevenzione dello spreco, e concentrandoci per un attimo “solo” sull’aspetto comunicativo, uno di questi vantaggi è certamente lo storytelling. Oggi ci sono imballaggi parlanti che raccontano tutto sul prodotto: la sua origine, la sua storia, le sue peculiarità, le sue occasioni di consumo e i suoi utilizzi in cucina. Basta un QR code e in un attimo il mondo fisico si fonde con quello digitale, con infinite possibilità di racconto e di comunicazione.

E poi c’è la già citata creazione di valore. Oggi il packaging è sempre più strumento di segmentazione dell’offerta e di posizionamento: imballaggi preziosi contengono prodotti altrettanto preziosi. E in diverse categorie le referenze premium scelgono carta e cartone, anche in ortofrutta.

E qui veniamo al punto: quante infinite possibilità di personalizzazione e di valorizzazione del prodotto e del brand offre il packaging in cartone? Con il cartone si può trasformare una retina di noci in un buffo scoiattolo con le gote piene, irresistibile per i più piccoli ma di sicuro impatto a scaffale per tutti.

Questo perché il cartone è tante storie e tanti mondi. È una cassetta di uva per metterci la faccia. È un’elegante scatola di mango confezionati come pasticcini, o una box celebrativa per la frutta esotica. È un packaging di charmeper valorizzare la grande bellezza dell’ortofrutta made in Italy, una box d’autore per il pomodoro che celebra i più grandi pittori della storia. È un vassoio per dire no alla guerra in Ucraina. Una confezione multipla di kiwi dariutilizzare in casa, ad esempio come porta tisane. Una scatola elegante per un prodotto di pregio come la Melannurca Igp, confezionata in limited edition per Natale. E poi tante confezioni a misura di bambino, da quella delle mini mele di Pink Lady alle Piccoline di Melinda, ai mini kiwi Supereroi del gusto della Marvel.

È un universo valoriale racchiuso dentro una scatola. È emozione e gratificazione visiva, che accompagna quella sensoriale regalataci dall’assaggio del prodotto. È un nuovo concetto di design e di funzionalità. Tutto questo senza dimenticare in primis la sostenibilità ambientale del materiale da imballaggio, riciclabile e rinnovabile, biodegradabile e compostabile. Ogni settimana selezioniamo i packaging ortofrutticoli che ci sembrano più rappresentativi in questo senso e li mettiamo in vetrina fra le nostre Breaking Boxes: una rubrica di colore, che vuole essere uno spunto di riflessione e di ispirazione per gli operatori del settore.

Perché l’innovazione – riprendendo le parole di Valerìe Hoff – a volte nasce dalle piccole cose. Basta metterci coraggio (non poco di questi tempi, va detto) e fantasia (questa, non perdiamola mai!).

Condividi questo articolo
Torna su
Cerca